DIGERSELTZ


dal 10 al 13 maggio 2012
Teatro dell'Orologio - Roma
prenotazioni 06 6875550


di e con Elvira Frosini

drammaturgia: Elvira Frosini

collaborazione artistica:  Daniele Timpano
disegno luci: Dario Aggioli
materiali di scena:  Antonello Santarelli
assistente alla regia Alessio Pala
foto Claudia Papini, Michele Tomaiuoli, Antonello Santarelli, Futura Tittaferrante
musiche originali Marco Maurizi

produzione : Kataklisma
in collaborazione con: Arti Vive Festival, Officine CAOS/Stalker Teatro, Consorzio Ubusettete






L'artista è come il maiale: non si butta niente.


Percorso da visioni ironiche e parole masticate da una bocca sempre in movimento, è uno spettacolo che si offre in pasto agli sguardi, essenziale come un sacrificio:  una torta con candelina, un agnellino, un presepe-barricata,  i rituali della festa di compleanno, il banchetto, l’orgia, il convivio funebre, indagando le funzioni di un cibo che invade sempre di più la nostra società vorace o anoressica.


Il corpo in scena che mangia e si fa mangiare - mangiare le parole, ingozzarsi di parole, indigestione di parole - come agnelli in mezzo ai lupi, capro espiatorio, banale sacrificio dato in pasto al pubblico,  agli occhi famelici o svogliati. L'attore in scena, marginale nella sua irriducibile alterità, consuma gli scarti, l'eccedente, lo spreco, si fa corpo digerente, fragile “Digerseltz” della realtà ingozzata.


Digerseltz indaga il tema del cibo, del mangiare. Il cibo come ossessione del nostro tempo (di tutti i tempi?); il cibo come tema politico; mangiare come insopprimibile azione di sostentamento,  pratica culturale massificata, metafora ossessiva, implosione autodistruttiva. Eppure pur sempre azione sotterraneamente rituale, legata al rapporto con il nostro corpo/fame, con la morte, con il sacro, con una comunità.


Sembra quasi divorata dalle parole sul cibo, spesso cliché, che la parlano, la dominano, la guidano in rituali sociali e mitologici dove appaiono le figure di Saturno che mangia i propri figli, una bionda Marilyn in preda a parole, canzoni, uomini, fino a un’apertura verso il pubblico aprendo la barriera del presepe, metafore di ganasce sempre in movimento, che scambiano il piacere con il possesso. Parole, parole, parole, per sostituire atti dei quali abbiamo perso la necessità, l’urgenza. Sulla sfondo una torta con candelina e un agnellino di peluche, uno dei giocattoli che costellano sempre le visioni pop di questa attrice-autrice dal segno essenziale ed efficace come un sacrificio.
(Massimo Marino - Controscene)

www.kataklisma.it
tel 338 3476616
kataklismateatro@gmail.com

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